Una delle forme d’arte più coinvolgenti e, in certi casi anche effimere, è quella dei cosidetti artisti di strada, i graffitari come vengono più comunemente chiamati. Coinvolgente perchè questi artisti utilizzano una maniera non convenzionale per esprimere il proprio talento e comunicare le proprie visioni del mondo, sottraendo spazi sempre maggiori alle periferie urbane e, in alcuni casi quasi in senso di sfida, al centro delle città.
Ma questa espressione artistica è anche effimera, perchè questo talento non è sempre compreso, e le legislazioni dei vari paesi, l’azione distruttiva di colleghi invidiosi o una certa visione anacronistica dell’arte, comporta quasi sempre un ripristino degli stati dei luoghi. Il che non è neppure un dramma quando l’ “artista” si sopravvaluta, credendosi il novello Bansky.
Il pittore di cui voglio parlare oggi è Eduardo Kobra, uno dei “muralisti” più conosciuti al mondo. E’ un artista brasiliano di São Paulo, poco pià che quarantenne, che ha scelto come suo supporto preferito i muri delle città, distribuendo le sue creazioni in diverse città brasiliane e in molti paesi esteri, dall’inghilterra alla francia, dagli Stati Uniti all’europa dell’Est. Anche nel nostro paese esistono alcuni piccoli murales di Kobra (a Roma ad esempio), ed è famosa una sua opera fatta in un luogo simbolico, una parete di una cava di marmo delle alpi apuane, da dove sono stati, e continuano ad essere estratti, i marmi bianchi più pregiati, con i quali sono state realizzate opere immortali. In questo murale atipico Eduardo ha dipinto questo simbolico David di Michelangelo.
Lo stile di Kobra è caratterizzato dal realismo e dal colore. I suoi soggetti sono spesso personaggi pubblici, o nel caso dei murales brasiliani, poeti o personaggi noti della storia e cultura del paese. Anche la sua marca espressiva è molto tipica: ritratti a cui si sovrappongono una griglia geometrica di figure elementari (triangoli, quadrati, rettangoli) che invadono il volto con i loro colori saturi. Nel murale dipinto per i mondiali di Rio 2016, Kobra e la sua equipe hanno dipinto cinque ritratti che rappresentano cinque tribù dei cinque continenti, in omaggio ai cerchi olimpici. Questa opera che si chiama “Todos som um (etnia)“, di cui pubblico il volto relativo all’Oceania, è entrata nel Guinness dei primati come superficie murale dipinta più grande al mondo.
E’ veramente difficile scegliere un’opera rappresentativa di Kobra; ci sono dei murales che sono molto noti perchè rappresentano delle forme di protesta. In particolare l’artista, oltre alla sua produzione abituale, ha due progetti sempre attivi: “mural da memoria”, che rappresenta luoghi della vecchia città di São Paulo che sono stati trasformati o sono deperiti per mancanza di restauro, e questa serie è una forma di denuncia contro la mancanza di attenzione per la preservazione del patrimonio artistico della sua città natale. Ma la protesta maggiore è quella che viene dalla serie “green pincel” che è una denuncia forte contro i problemi ambientali che mettono a repentaglio la sopravvivenza di specie viventi. Suggestive sono le immagini dell’orso polare relegato su un pezzettino di ghiaccio in un’area desertificata o l’immagine del toreador incornato dal toro che ripropongo sotto e che non ha bisogno di spiegazioni per la sua divertente drammaticità.
Dal momento che in questo blog racconto quello che mi piace ho scelto una pittura murale per concludere questo posto che è stata recentemente dipinta nella città brasiliana di Porto Alegre, in omaggio al suo illustre concittadino, il poeta Mario Quintana. Chi segue un po’ il blog sa che Quintana, con la sua attenzione alle piccole cose quotidiane, è uno dei miei poeti preferiti (qui una serie di post vecchi). In particolare questo murale rappresenta il poeta insieme ad un “passarinho”, un uccellino, e questo è un chiaro riferimento ad una piccola poesia che si chiama “poema do contra” dedicato a tutti quelli che hanno osteggiato il cammino del poeta e che si conclude con una frase che è un “trocadilho” un gioco di parole: “eles passarão eu passarinho!”, loro passeranno io sono uccellino (e volerò via sopra tutti questi problemi inutili).
Aggiungo, da pittore appassionato anche di ritratti, che il talento di questo artista è incredibile, soprattutto perchè dipingere volti in grandi dimensioni pittando “dentro” il quadro è una abilità non comune. Mi ricorda da vicino un altro grande pittore degli anni ’50, Vargas, che pure dipingeva cartellonistica enorme per scopi commerciali, anche se era più ricordato per le sue pin-up all’aquerello raffinate ed esuberanti.
Tutte le immagini di questo articolo sono tratte dal sito di Eduardo Kobra (www.eduardokobra.com).
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Ciao Vincenzo, como vai?
Obrigada pelo belo post. Quanta sensibilidade e atenção… Penso sempre em você e desejo de coração que esteja bem de saúde e convivendo pacificamente com todos os remédios que deve tomar diariamente. Que todos os santos, anjos e deuses nos ajudem. Axé. Um abraço forte, Nilde