La notizia dell’incendio divampato all’interno del Museu Nacional de Rio de Janeiro il 2 di settembre è rimbalzata su tutti i social, ed è stata diffusa dai telegiornali e dagli organi di stampa di tutto il mondo. La eco è stata mondiale perchè una perdita così vasta non può riguardare solo una città o una nazione.
Abbiamo appreso che questo edificio storico, che nel passato ospitava la famiglia reale ed è stato il luogo dove è stata firmata l’indipendenza del Brasile, era uno dei maggiori archivi al mondo, conteneva reperti archeologici di valore inestimabile (come i fossili di Luzia la prima donna paleoamericana risalente a 12.000 anni fa), conteneva anche fossili di piante estinte, lo scheletro del maggior dinosauro brasiliano. Ma anche collezioni di meteoriti, fossili di piante, due biblioteche e molti altri tesori ormai ridotti a cenere.
In questi giorni ho visto sui vari social network molti video degli interventi dei “bombeiros”, i vigili del fuoco brasiliani, impegnati tra mille difficoltà a tentare di spegnere le fiamme. Mi hanno colpito in particolare le riprese aeree, che mostravano il fuoco attraverso il ventre squarciato di questo mostro ormai morente, e mi hanno colpito ancora di più le fotografie dei ricercatori che cercavano di portare in salvo quello che potevano. Nei loro sguardi si leggeva la disperazione di chi ha dedicato una vita allo studio, alla ricerca, alla catalogazione, e allo stesso tempo, l’incredulità di veder bruciare il luogo nel quale ritenevano di poter preservare il frutto delle loro fatiche.
Ho letto interviste, commenti sia di gente comune, sia di esperti o personaggi famosi. Ho anche seguito le discussioni riguardo la manutenzione del palazzo che era insufficiente, la difficoltà nel reperire soldi pubblici per il finanziamento della ristrutturazione. Sull’entusiamo di chi proponeva di ripristinare tutto come prima e di tentare di ricostruire almeno le collezioni più importanti c’era anche chi proponeva di lasciare tutto come è, come una sorta di monumento perenne all’incuria e alla trascuratezza, da mostrare come monito alle generazioni future.
Dal momento che su questo blog sto pubblicando le pagine del mio caderno di viagem nella città di Rio (puoi vedere gli altri post qui), inserisco adesso la pagina che ho dedicato ai musei. La prima. contenente anche il Museo Nazionale, raggruppa alcuni musei molto diversi tra loro, come stile architettonico, come tipologia, anche come periodo storico.
La seconda rappresenta il Museo Nacional de Belas Artes, perchè era la pagina presente del taccuino e perchè, quando ho letto la notizia e visto la foto di un edificio ardere nella notte, ho pensato che fosse questo Museo qui, pieno zeppo di quadri dei maggiori pittori brasiliani, Portinari, Di Cavalcanti, Malfatti.
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