Il Brasile di Emiliano Di Cavalcanti

Emiliano di CavalcantiA parte un mio quadro che è stato oggetto di un post di qualche giorno fa (e a cui ne seguiranno altri a breve), non ho ancora parlato di pittura su questo blog. Vorrei cominciare con Emiliano Di Cavalcanti, un grande pittore brasiliano, sicuramente tra i più importanti e conosciuti anche all’estero, ma soprattutto uno dei  pittori più importanti per me, di cui apprezzo in particolare le ultime tele (periodo degli anni ’60-’70).  Non mi sono montato la testa e quindi non mischierò le cose: per il futuro rimarrano ben distinte in questo blog due categorie,  individuabili dai tag “i miei quadri” e “pittura”.

SambaRiassumere la storia di questo pittore non è facile, volendo sintetizzare si può dire che Di Cavalcanti ha vissuto a cavallo di due secoli (1897-1976) e probabilmente, per questo motivo, ha sempre avuto per tutta la vita un piede nella modernità (frequentando i luoghi più importanti e i maggiori pittori del suo tempo, raccogliendo e sintetizzando tutto quello che avveniva nel mondo dell’arte ai massimi livelli) e un piede nella tradizione (rappresentando quasi esclusivamente la passione per la sua terra, i personaggi e le tematiche più caratteristiche del Brasile).

Vegetaçao oniricaPoi è stato un artista ecclettico: oltre alla pittura si è interessato di grafica e illustrazione, arredamento di interni, ed è stato anche un caricaturista. La sua esperienza parigina, nel periodo degli anni ’20, a fianco di Picasso, Braque, Matisse e tanti altri famosi artisti gli ha consentito di sviluppare uno stile  originale che, pur racchiudendo in sé  tante influenze, viveva di luce propria.  E una volta ritornato  in patria, prima della seconda guerra mondiale, Di Cavalcanti fu il primo ad utilizzare questo stile particolare per rappresentare (insieme agli altri modernisti brasiliani) la nuova immagine del Brasile, molto prima di quella più conosciuta che partirà con la bossanova e con i “cinquanta anni in cinque” del presidente Juscelino.

Una cosa che spicca subito guardando i titoli delle opere di Di Cavalcanti è la ricorrenza della parola “mulata”, che per lui era il vero simbolo del Brasile. Per il fatto di non essere não preta nem branca la mulatta conciliava bene, nel colore della sua pelle, tutto il Brasile, soprattutto quello popolare che più lo affascinava.

In ogni caso quando si parla di pittura le parole hanno poco senso (diffidate dai critici e dai venditori delle aste televisive…un quadro si presenta e si commenta da solo). Di un pittore si deve parlare esclusivamente attraverso le sue opere, che hanno in sé tutto quello che serve per poter essere comunicate e comprese. Qui sotto ho messo alcuni dei quadri che più mi piacciono di Di Cavalcanti, perchè mi ricordano da vicino un’ altra mia grande passione che è Renato Guttuso. Per ulteriori informazioni su questo artista e per vedere (quasi) tutta la sua produzione c’è un >sito web, un po’ spartano ma pieno di materiale.

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